Il gioco degli scacchi medievali è composto da una scacchiera e tutti i suoi pezzi collocati in posizione iniziale simulando un campo di battaglia con due eserciti diversi che entrano nel combattimento. Ha 64 caselle, metà di un colore chiaro e metà scure.
C’è chi dice che siano nati in India, il cui inventore fu un bramino chiamato Sissa Ben Dahir che lo concepì come distrazione e ozio del re; ebbe un tale esito nella corte del re che il re offrì di scegliere la sua propria ricompensa all’inventore. Il bramino chiese che gli fosse concessa un grano di frumento nella prima casella della scacchiera, due nella seconda, quattro nella terza, otto nella quatra e così via raddoppiando la quantità fino a totalizzare le 64 caselle della scacchiera.
Altri sostengono che l’origine fosse greca e il suo inventore fu Palamede, combattente nella guerra di Troia. Si attribuisce anche la creazione del gioco agli egizi dei tempi faraonici. La cultura araba ha una forte tradizione legata agli scacchi e furono grandi maestri in questo gioco intelligente.
In Europa gli scacchi medievali arrivano in pieno Medioevo: secondo quanto certifica un documento che si conserva nell’archivio storico della Corona di Aragona, il Conte di Urgel legò al suo testamento dell’anno 1010 la sua scacchiera con tutti i pezzi, ad una abbazia. Probabilmente uno dei documenti più importanti è quello del re Martino L’Umanista, del 1410, nel quale si trovano tre sillabari dedicati a scacchiere e pezzi di scacchi di distinti materiali.
Già passata la prima metà del XI secolo, il documento che più ci interessa è la valorosissima lettera di Damiani, arcivescovo di Ostia, che nel 1061 scrisse al Papa Alessandro II raccontandogli del castigo che aveva imposto ad un prelato della sua diocesi che si intratteneva giocando a scacchi. Gli scacchi erano in Italia e in altri paesi dell’Occidente medievale Cristiano, una delle discipliche doveva coltivare il futuro cavaliere, insieme agli sport a cavallo, la caccia e la buona lettura (come le scritture sacre).
I medievali potevano capire un gioco come quello degli scacchi, sempre che, a fianco del re, ci fosse la figura della regina. Esiste un codice sugli scacchi, composto da Alfonso X di Castiglia, conservato nel Palazzo de el Escorial.