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Un Viaggio nel Cuore dell’Acciaio e dello Spirito: Scoprendo i Fascinanti Tipi di Spade Giapponesi

Quando sentiamo parlare di «spada giapponese», è molto probabile che la nostra mente disegni l’inconfondibile silhouette di una katana. E anche se questo termine è ormai quasi sinonimo delle spade del Sol Levante, il mondo delle nihontō — il nome tecnico e tradizionale per qualsiasi spada giapponese — è molto più vasto e appassionante di quanto si possa immaginare. Preparati a un viaggio affascinante attraverso la storia, la tecnica e l’anima di queste leggendarie opere d’arte!

Il nome delle spade giapponesi è molto vario, a seconda della loro lunghezza e funzionalità. Tra le più importanti troviamo le Katane, Naginata, Nodachi, Sai, Shirasaya, Tachi, Tanto, Wakizashi, Iaito, Bokken, Nagamaki e molte altre armi che hanno composto l’arsenale dei guerrieri del Giappone feudale.

Katana Ronin - Un Viaggio nel Cuore dell’Acciaio e dello Spirito: Scoprendo i Fascinanti Tipi di Spade Giapponesi

Ovviamente, l’arma giapponese più conosciuta è la katana, un’arma potente e una vera opera d’arte che rappresenta una cultura, tradizioni e valori millenari ricchi di spiritualità, umanità e arte marziale. Le armi giapponesi rappresentano anche un simbolo sacro di potere e coraggio, trascendendo la loro funzione meramente bellica per diventare icone culturali.

Katana Bushido - Un Viaggio nel Cuore dell’Acciaio e dello Spirito: Scoprendo i Fascinanti Tipi di Spade Giapponesi

Un Viaggio nel Tempo: L’Evoluzione Storica delle Spade Giapponesi

La storia delle spade giapponesi è uno specchio della stessa storia del Giappone, segnata da guerre, pace e una costante ricerca della perfezione artigianale. Ogni periodo ha lasciato la sua impronta nel design, nella forgiatura e nello scopo di queste armi leggendarie.

Gli Inizi: Periodo Kofun (250-538) e Asuka (538-710)

Le prime spade in Giappone non erano autoctone, ma arrivarono importate dalla Cina e dall’Asia Centrale. Nel periodo Kofun, queste spade dritte, spesso in bronzo e poi in ferro, venivano usate principalmente in cerimonie religiose e funerarie, facendo parte del corredo dei nobili nei loro dolmen. Erano più simboli di status e potere che strumenti di combattimento. Dal periodo Asuka, la produzione locale iniziò a prendere forma, dando origine alle spade corte e strette conosciute come chokutō, segnando l’inizio di una tradizione metallurgica propria.

Verso la Curvatura: Periodo Nara (710-794) e Heian (794-1185)

Nel periodo Nara, le spade locali aumentarono in lunghezza e larghezza, diventando strumenti di guerra. L’influenza del buddismo si fece sentire, introducendo spade dritte a doppio filo con decorazioni che, sebbene meno ergonomiche, avevano un grande valore simbolico per le classi alte. Tuttavia, il cambiamento più significativo avvenne a metà del periodo Heian. La spada divenne sempre più cruciale sul campo di battaglia e la stabilità imperiale permise ai maestri fabbri di affinare le loro tecniche. Fu allora che la spada dritta a doppio filo lasciò gradualmente il posto alla caratteristica spada curva a filo singolo, forgiata in acciaio. Le spade popolari di quest’epoca includono la tachi, una spada lunga e pesante ideale per i samurai a cavallo, e la uchigatana, più corta e adatta al combattimento a piedi. La leggenda attribuisce persino al fabbro Amakuni l’invenzione della katana, nata dalla divisione dell’antica ken.

L’Apogeo: Periodo Kamakura (1185-1333)

Questo periodo è fondamentale, poiché è quando la katana vera e propria e il wakizashi acquisiscono enorme popolarità, diventando gli stili di spada predominanti. Il combattimento a piedi acquisì maggiore rilevanza e l’arte della fabbricazione delle spade fiorì, raggiungendo il suo apice tra il XII e il XIII secolo. Anche l’imperatore Gotoba promosse la forgiatura delle spade, riunendo i migliori fabbri delle province. Nomi leggendari come Masamune, Yoshimitsu e Yoshihiro sorsero in questa «grande epoca dei fabbri giapponesi», le cui opere sono oggi tesori nazionali. Anche il Tanto si diffuse in questo periodo, consolidandosi come pugnale essenziale nell’arsenale dei samurai.

Raffinamento e Sfide: Periodi Muromachi (1336-1573) e Azuchi-Momoyama (1573-1603)

Katana e wakizashi rimasero gli stili dominanti, con continui miglioramenti nelle tecniche di forgiatura e lucidatura. Tuttavia, il periodo Muromachi vide l’apparizione dell’uchi-gatana e dello shinogi-zukuri wakizashi. Le continue guerre civili, come le invasioni mongole o il periodo Sengoku Jidai, portarono a un deterioramento della qualità, privilegiando la quantità rispetto all’eccellenza e, talvolta, utilizzando materiali inferiori. La tradizione della spada si disperse, portando alla produzione di più spade corte e pugnali ausiliari come il kodachi e il tanto. Nonostante le difficoltà, la domanda di armi tenne occupati i fabbri, anche se spesso la perfezione artistica veniva sacrificata per necessità pratiche.

Simbolo di Status: Periodo Edo (1603-1867)

Con l’arrivo dello Shogunato Tokugawa, il Giappone visse un periodo di relativa pace. Le spade, in particolare la katana e il wakizashi, perfezionarono le loro tecniche di forgiatura e lucidatura, ma il loro ruolo passò dall’essere puramente bellico a uno più cerimoniale. Fu in quest’epoca che il famoso daishō — la coppia iconica di katana e wakizashi portate insieme dai samurai — divenne simbolo di status, distintivo della loro classe e onore. Le lame di questo periodo, note come «Shinshinto» (spade nuovissime), spesso cercavano una brillantezza vistosa, a testimonianza della loro nuova destinazione come parte di uniformi di gala e oggetti da collezione, più che come armi d’uso quotidiano sul campo di battaglia.

Modernità e Conservazione: Periodi Meiji (1868-1912) fino a Reiwa (dal 2019)

La Restaurazione Meiji segnò la fine dell’era dei samurai e la modernizzazione del Giappone, portando a un declino nell’uso pratico delle spade. Nel 1876, un Editto Imperiale (Hito-rei) proibì l’uso delle spade ai guerrieri, un duro colpo per l’industria. Tuttavia, per assicurare la sopravvivenza dell’arte, l’Imperatore nominò maestri spadai come «Artigiani Imperiali», riconoscendo il valore culturale intrinseco di questi pezzi. Sebbene il loro uso in combattimento sia diminuito, le spade continuarono a essere prodotte per ragioni culturali e storiche durante i periodi Taishō e Shōwa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, vi fu una grande produzione di spade Gunto (spade dell’esercito giapponese), spesso realizzate industrialmente (showato) e di qualità artistica inferiore rispetto alle tradizionali, privilegiando la quantità per il conflitto bellico.

Dopo la guerra, le forze alleate inizialmente proibirono e distrussero gran parte dell’arsenale giapponese. Tuttavia, l’importanza culturale della spada portò a una graduale ripresa. Una legge del 1953 permise di riprendere la produzione sotto regole severe: solo spadai accreditati con almeno cinque anni di apprendistato, limiti di produzione e obbligo di registrazione. Nel 1960 fu fondata la Società Giapponese per la Conservazione dell’Arte della Spada (NBTHK) per salvaguardare la tradizione, gestendo forni per il tamahagane, musei e organizzando competizioni per i maestri. Oggi, nei periodi Heisei e Reiwa, le spade giapponesi continuano a essere prodotte come arte tradizionale. Non sono armi da guerra, ma oggetti da collezione, opere d’arte e strumenti per la pratica delle arti marziali. La spada resta un simbolo profondo per i giapponesi, e i suoi migliori esemplari sono considerati tesori nazionali, ammirati in tutto il mondo per la loro bellezza artistica, valore storico e le proprietà che le resero così temibili ed efficaci sul campo di battaglia.

Un Arsenale di Forme: I Diversi Tipi di Spade Giapponesi

Oltre all’onnipresente katana, il mondo delle spade giapponesi è ricco di varietà e scopi. Ogni tipo è stato progettato con una funzione specifica in mente, adattandosi a diversi stili di combattimento ed esigenze sociali.

Chokutō (直刀)

Le Chokutō sono le spade più antiche, dritte e a filo singolo, ispirate a modelli cinesi e coreani, risalenti a prima del X secolo. Furono le precorritrici delle spade curve che avrebbero definito la tradizione giapponese. Non vengono più prodotte, ma la loro importanza storica è innegabile come punto di partenza della metallurgia delle spade in Giappone.

Tachi (太刀)

Considerata la prima spada giapponese forgiata con curvatura, la Tachi è più lunga e sottile della katana, con la massima curvatura nel primo terzo della lama. Era pensata principalmente per i samurai a cavallo e si portava con il filo verso il basso (ha-o-shita), facilitando l’estrazione dalla sella. La sua eleganza e lunghezza la rendevano un’arma imponente sul campo di battaglia.

Katana (刀)

La Katana è senza dubbio la spada più iconica e riconosciuta a livello mondiale, un vero simbolo del samurai. Ha una lama curva a filo singolo e una lunghezza di circa 60 cm (anche se può variare). La sua caratteristica principale è il filo ineguagliabile, ottenuto tramite tempra differenziale all’argilla e una meticolosa lucidatura manuale. I samurai la portavano nell’obi (cintura) con il filo verso l’alto (ha-o-ue) per un’estrazione rapida ed efficace, consentendo un taglio istantaneo all’estrazione. È un’arma di grande potenza e una vera opera d’arte che rappresenta una cultura, tradizioni e valori millenari ricchi di spiritualità, umanità e arte marziale.

Katana Mantis Religiosa - Un Viaggio nel Cuore dell’Acciaio e dello Spirito: Scoprendo i Fascinanti Tipi di Spade Giapponesi

Wakizashi (脇差)

Una spada simile alla katana, ma più corta, con lame che variano tra 30 e 60 cm. La sua dimensione ridotta la rendeva ideale per combattimenti in spazi chiusi, come interni di case o foreste fitte. Insieme alla katana, formava il daishō, la coppia tradizionale di spade del samurai, simbolo di onore e status. Inoltre, poteva essere portata da mercanti ed era l’arma usata per il seppuku, il suicidio rituale per preservare l’onore, sottolineando il suo profondo legame con la cultura samurai.

Wakizashi - Un Viaggio nel Cuore dell’Acciaio e dello Spirito: Scoprendo i Fascinanti Tipi di Spade Giapponesi

Tantō (短刀)

Un pugnale o coltello con una lama leggermente curva di meno di 30 cm. Fu inventato durante il periodo Heian e veniva usato principalmente come arma di ultima risorsa o per il combattimento corpo a corpo. Poteva avere o meno una guardia (tsuba), adattandosi a diversi montaggi e scopi. Con l’inizio dell’epoca Kamakura, i tanto venivano realizzati anche per essere vistosi, diventando oggetti d’arte e di status. Il kaiken era una versione ancora più piccola, usata dalle donne samurai per autodifesa.

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TANTO PROFESSIONALE ORCHID

Tanto Professionale Orchid con lama in acciaio al carbonio K120 C forgiata a mano e piegata.

Ninjatō (忍者刀)

Una spada corta a lama dritta, di meno di 50 cm, associata ai ninja. Spesso le viene attribuita una grande guardia quadrata che poteva facilitare la scalata o servire come appoggio per saltare i muri. Tuttavia, la sua origine rimane un mistero e manca di documentazione storica solida, essendo più un elemento della cultura pop moderna che una spada storicamente documentata dei ninja.

Uchigatana (打刀)

Un’antenata della katana, di qualità inferiore agli inizi, usata da guerrieri di rango inferiore o come arma secondaria. Il suo design si è evoluto e ha posto le basi per la katana come la conosciamo oggi. Recentemente, ha guadagnato popolarità grazie alla sua apparizione nei videogiochi e in altre rappresentazioni culturali.

Ōdachi (大太刀) e Nōdachi (野太刀)

Spade di dimensioni eccezionalmente grandi, con lame che superano i 90 cm. La nōdachi si riferisce a una «spada da pianura», usata in grandi campi di battaglia, e il suo utilizzo era così impegnativo che a volte richiedeva aiuto per essere sguainata, venendo spesso trasportata da un assistente. Queste spade massicce erano impiegate per caricare contro formazioni nemiche o per il combattimento contro la cavalleria, richiedendo forza e abilità considerevoli da parte del portatore.

Nagamaki (長巻)

Un’arma inastata simile a una lancia, con una lama lunga (tra 70 e 100 cm) e un’impugnatura anch’essa lunga, spesso avvolta come quella di una katana. Fu usata dai guerrieri di fanteria tra il XII e il XIV secolo, e da essa derivò la naginata. Il suo design permetteva un combattimento a distanza con la capacità di effettuare tagli ampi e potenti.

Naginata (長刀)

La Naginata è un’arma usata dai samurai del Giappone feudale, composta da una lama fissata su un lungo asta. Somiglia a un’alabarda europea, ma con una sola lama curva e una punta posta all’estremità. Fu particolarmente popolare tra i monaci guerrieri (sōhei) e le donne samurai (onna-bugeisha), che la utilizzavano con grande destrezza per tenere a distanza gli avversari. La sua versatilità la rendeva efficace sia contro la fanteria che contro la cavalleria.

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NAGINATA

Spada Naginata montata con codolo lungo e lama in acciaio al carbonio 1065 temprato con metodo tradizionale claying.

Spade da Allenamento

Per la pratica delle arti marziali e l’allenamento sicuro, sono state sviluppate versioni non affilate di queste armi, permettendo ai praticanti di sviluppare le proprie abilità senza rischi di gravi lesioni.

    • Bokken (木剣): Una versione in legno della katana, divenuta popolare nel periodo Muromachi (1936/1600 d.C.) quando le diverse Ryu iniziarono a insegnare l’arte del KenJutsu. È famosa per essere l’arma preferita del leggendario Miyamoto Musashi, che la utilizzò in numerosi duelli. Il suo peso ed equilibrio simulano quelli di una vera katana, rendendola uno strumento di allenamento indispensabile.

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  • Iaitō (居合刀): Una spada di metallo senza filo, utilizzata nello iaidō, una disciplina incentrata sull’arte dell’estrazione rapida, del taglio e del reinserimento nel fodero. Permette ai praticanti di perfezionare la tecnica e la concentrazione senza il pericolo di una lama affilata.
  • Shinai (竹刀): Composta da listelli di bambù uniti con cuoio, è la spada utilizzata nel kendo, un’arte marziale moderna che si concentra sul combattimento con la spada. Il suo design flessibile permette colpi sicuri durante la pratica, riducendo il rischio di lesioni.

Altre Armi Tradizionali Giapponesi

Oltre alle spade, l’arsenale giapponese comprendeva una varietà di armi che riflettevano l’ingegnosità e l’adattabilità dei suoi guerrieri, spesso derivate da strumenti agricoli o di uso quotidiano.

Bo-Kun (棒)

Un bastone di legno tornito e molto resistente di circa 1,80 m di lunghezza e 2,5-3 cm di diametro. Questo elemento era utilizzato da pescatori e contadini per il trasporto di oggetti e merci, rendendolo uno strumento comune e discreto. Nell’epoca feudale giapponese, c’erano esperti che maneggiavano tale strumento in modo tale che, nello scontro con un guerriero samurai armato di spada, uscivano vittoriosi, dimostrando l’efficacia delle armi improvvisate.

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Eku (櫂)

È un’antica arma di Okinawa Kobudo che si originò da un remo, lungo circa 160 cm. Secondo il mito, il remo fu tradizionalmente adattato per essere usato come arma di autodifesa dai pescatori contro nemici armati di armi più convenzionali. A un’estremità ha una pala liscia da un lato e angolata dall’altro, affilata in punta. Pur essendo di legno, i suoi lati possiedono un certo filo, rendendola un’arma sorprendentemente efficace nelle mani di esperti.

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Hanbo (半棒)

È un bastone arrotondato di 90 cm di lunghezza. L’Hanbo si utilizza indifferentemente con una o due mani. Con esso si eseguono movimenti simili a quelli del Jo, e si applicano tecniche di atemi (colpi a punti vitali), strangolamenti (jime), lussazioni (Kansetsu), blocchi (Dome), ecc. È un’arma versatile per il combattimento ravvicinato.

Jo (杖)

Bastone di legno più corto del Bo-Kun e più lungo dell’Hanbo, generalmente di circa 128 cm. È una delle armi più fondamentali nelle arti marziali giapponesi, soprattutto nel Jōdō, dove viene utilizzato per difendersi dagli attacchi di spada. La sua lunghezza intermedia permette sia attacchi a lunga distanza che tecniche di combattimento ravvicinato.

Kama (鎌)

È una falce a manico lungo usata per mietere i cereali; la differenza con la falce occidentale è la curvatura del kama, che inizia dal manico. Questo strumento agricolo si trasformò in un’arma formidabile nelle mani dei praticanti di arti marziali, permettendo agganci, tagli e blocchi efficaci.

Nunchaku (ヌンチャク)

Quest’arma è formata essenzialmente da due bastoni molto corti, tra 30 e 60 cm, uniti alle estremità da una corda o catena. È un’arma molto versatile, cioè si adatta a situazioni contro uno o più avversari a distanze corte o lunghe, sia in difesa che in attacco, sviluppando una grande potenza d’impatto. È diventata popolare a livello mondiale grazie ai film di arti marziali.

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Sai (釵)

Il Sai è una sorta di pugnale senza filo ma con una punta acuminata e due lunghe protezioni laterali, tsuba, anch’esse appuntite, unite all’impugnatura. Originario di Okinawa, veniva usato principalmente per bloccare e disarmare armi, oltre che per colpire e trafiggere. Il suo design unico lo rende un’arma difensiva e offensiva molto efficace.

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Tambo (短棒)

Il Tambo è un bastone di dimensioni 30-50 cm, simile a un manganello corto. Lo scopo del tambo era colpire gli arti e i punti ossei con precisione e velocità, essendo un’arma discreta ma efficace per il combattimento ravvicinato e l’autodifesa.

Tonfa (トンファー)

Conosciuta anche come Tuifa, è un bastone di circa 50 cm di lunghezza e un manico di circa 15 cm, perpendicolare al corpo principale. È una delle armi più importanti nel karate e jiu-jitsu per la sua capacità di fronteggiare le spade, permettendo blocchi potenti, colpi rotatori e leve. Attualmente è ampiamente utilizzata dalle forze di polizia in molti paesi.

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Yubibo (指棒)

Un bastone di 13-15 cm, con due fori che lo dividono in tre sezioni chiamate Kontei alle estremità e Chukon bu nella parte centrale tra i due fori. È una piccola arma da mano usata per colpire punti di pressione e realizzare tecniche di controllo e sottomissione, spesso nascosta e utilizzata nel combattimento corpo a corpo.

Il Tocco del Maestro: L’Arte e la Scienza della Forgiatura

La creazione di una spada giapponese tradizionale è un processo che rasenta l’alchimia, combinando la maestria del fabbro con una profonda conoscenza dei materiali e una dedizione tramandata per generazioni. È un’arte che fonde la scienza metallurgica con la spiritualità e la tradizione.

Il Cuore d’Acciaio: Tamahagane e Tatara

Tutto inizia con il tamahagane, un acciaio ad alto tenore di carbonio, considerato «acciaio gioiello» per la sua purezza e qualità. Questo materiale si produce in un forno speciale chiamato tatara, una sorta di altoforno primitivo in argilla utilizzato da secoli. Per giorni, carbone vegetale e sabbia ferrosa vengono bruciati a temperature controllate, permettendo al ferro di combinarsi con il carbonio e di eliminare molte impurità. Il tamahagane risultante è un blocco poroso con variazioni di qualità al suo interno, che il fabbro deve valutare e selezionare attentamente per ogni parte della spada.

La Scelta e la Piegatura dell’Acciaio

Il fabbro seleziona con cura i pezzi di tamahagane, combinando acciaio ad alto tenore di carbonio (duro e affilato, ma fragile, ideale per il filo) con acciaio a basso tenore (più morbido, elastico e resistente, perfetto per il nucleo). Questi pezzi vengono riscaldati, martellati e, soprattutto, piegati e saldati ripetutamente. Questo processo, noto come orikaeshi tanren, non solo elimina le impurità e rafforza l’acciaio, ma crea anche il caratteristico motivo a strati («hada» o «jitetsu») sulla superficie della lama, raddoppiando il numero di strati a ogni piegatura fino a raggiungerne migliaia. Questa piegatura non solo migliora l’omogeneità dell’acciaio, ma contribuisce anche alla bellezza estetica della lama.

La Costruzione della Lama (Tsukuri-Komi)

Le spade giapponesi non sono un semplice pezzo di metallo, ma una struttura complessa composta da diversi tipi di acciaio per ottimizzarne le proprietà:

  • Kawagane (acciaio-pelle): Il rivestimento esterno, formato da lamine di acciaio selezionate e piegate con cura, che forniscono durezza superficiale e resistenza all’usura.
  • Shingane (acciaio-nucleo): L’anima elastica della lama, realizzata in acciaio a basso tenore di carbonio, piegato e battuto per ridurre le impurità. Questo nucleo assorbe gli impatti, evitando che la lama si rompa.
  • Hagane (acciaio-lama): Un acciaio ancora più rigido, ricco di carbonio, spesso usato per il filo stesso, per conferirgli una durezza estrema e una capacità di taglio eccezionale.

Il kawagane viene piegato a forma di «U» e il shingane viene inserito all’interno, fondendosi tramite calore e percussione per creare una lama con un esterno molto duro e un’anima elastica, capace di assorbire gli impatti senza rompersi. Maestri leggendari come Masamune arrivarono a usare fino a sette acciai diversi in una sola spada, dimostrando la complessità e il raffinamento di questa tecnica. La punta (kissaki) è spesso formata solo da acciaio duro, che le conferisce una grande capacità di penetrazione.

La Tempra: La Creazione dell’Hamon

Questa è la fase più critica e misteriosa: la tempra differenziale. La lama viene ricoperta con uno strato di argilla speciale (una miscela di argilla, cenere, carbone e acqua), lasciando esposta solo una sottile linea lungo il futuro filo. Poi la lama viene riscaldata a una temperatura precisa e raffreddata rapidamente in acqua o olio. Questo brusco cambiamento di temperatura altera la struttura molecolare dell’acciaio, provocando la curvatura finale della lama (sori) e rivelando eventuali difetti. Il raffreddamento rapido «intrappola» gli atomi di carbonio nella struttura cristallina del ferro, aumentando drasticamente la durezza dell’acciaio nel filo (martensite). Al contrario, le aree coperte da più argilla si raffreddano più lentamente, rimanendo più morbide ed elastiche (perlite).

Il risultato visibile di questo processo è l’hamon, la linea sinuosa che separa il filo dal corpo della katana. È un disegno unico formato da cristalli martensitici che si concentrano sul filo (ha-saki), donandogli una durezza straordinaria e una capacità duratura di mantenere il filo. L’uniformità dell’hamon è un segno chiave di qualità e le sue forme possono variare da linee rette (Shugua) a ondulate (Gunome, Notare) o a quelle che ricordano i chiodi di garofano (Choji), ognuna riflettendo la firma e la tecnica del fabbro.

La Lucidatura: Svelare la Bellezza Nascosta

Una volta forgiata e temprata, la lama passa nelle mani di un lucidatore specializzato (togishi), un processo che può durare mesi e che è tanto cruciale quanto la forgiatura stessa. Utilizzando una serie di pietre sempre più fini, il lucidatore non solo affina il filo fino a una nitidezza sorprendente, ma rivela anche la bellezza intricata della lama, il suo hada (motivo a strati) e l’hamon. La lucidatura mette in risalto la struttura interna dell’acciaio e le sfumature della lama, trasformando un pezzo di metallo in un’opera d’arte. Il risultato finale è una spada con un filo «duro come il diamante» e un corpo elastico, capace di tagli precisi e di resistere agli impatti senza fratturarsi.

Prendersi Cura dell’Anima d’Acciaio: Manutenzione e Peculiarità

Una spada giapponese è un’opera d’arte viva che richiede cure specifiche per mantenere il suo splendore e la sua funzionalità nei secoli. Una manutenzione adeguata è fondamentale per preservarne il valore storico e artistico.

Protezione contro l’Ossidazione

L’acciaio al carbonio di una katana è suscettibile all’ossidazione, soprattutto in climi umidi. Tradizionalmente, la lama viene smontata dall’impugnatura (koshirae), pulita accuratamente con una polvere speciale (uchiko) per eliminare ogni residuo di olio o sporco, e poi strofinata con carta di riso imbevuta di olio Choji (olio di chiodi di garofano). Quest’olio crea uno strato protettivo essenziale che previene la corrosione. Oggi, alcuni esperti raccomandano anche oli sintetici moderni, come il Ballistol, per una protezione più duratura con minore frequenza. Se la spada viene usata, deve essere oliata dopo ogni utilizzo per garantirne la conservazione.

L’Ossidazione e la Lucidatura Professionale

Se una lama non viene mantenuta correttamente, possono comparire punti di ossidazione. Quelli rossastri sono «attivi» e pericolosi, poiché possono danneggiare irreparabilmente la lama se non trattati in tempo. I punti neri sono «fissi», meno pericolosi e spesso possono essere lasciati, essendo una forma di patina. Per eliminare l’ossidazione e ripristinare il filo, è necessaria una lucidatura professionale, un compito delicato che solo esperti (togishi) dovrebbero svolgere, poiché una lucidatura errata può degradare irreversibilmente la lama e il suo valore.

L’Invecchiamento della Lama

Con il tempo e le molte lucidature, gli strati esterni della lama vengono rimossi, il che può alleggerire la spada e alterarne le caratteristiche originali. Una katana che è stata lucidata molte volte e che inizia a mostrare l’acciaio morbido del suo nucleo (shingane) attraverso gli strati duri esterni (kawagane) è considerata «stanca» (tsukare). Affilarle o smussarle in modo errato può danneggiarle irreversibilmente. Alcune scuole di forgiatura avevano un kawagane così sottile che i segni di shingane erano comuni anche in esemplari antichi, essendo talvolta una caratteristica distintiva più che un semplice segno di invecchiamento o usura.

Il Codolo Intoccabile (Nakago)

Una regola d’oro nella manutenzione di una katana è non lucidare né raschiare mai il codolo (nakago), la parte della lama che va all’interno dell’impugnatura. Anche se si ossida, questa ossidazione è un fattore chiave, insieme ad altri parametri come la forma, il tipo di lima e le iscrizioni (mei), per datare e autenticare la spada. Lucidare il nakago può dimezzare il valore originale di una katana, poiché si perde un’informazione storica cruciale. Si può solo applicare un sottile strato d’olio per proteggerlo.

Oltre l’Acciaio: L’Eredità Culturale Immutabile

La spada giapponese, dalle sue origini rituali alla sua forma attuale come opera d’arte e da collezione, è molto più di un’arma. È un simbolo di onore, tradizione, maestria e del profondo legame tra il guerriero e il suo spirito. Ha resistito a divieti, guerre mondiali e alla modernizzazione inarrestabile, mantenendosi rilevante attraverso secoli di storia giapponese.

Grazie alla dedizione di organizzazioni come la NBTHK (Società Giapponese per la Conservazione dell’Arte della Spada) e alle severe regolamentazioni governative, l’arte millenaria della forgiatura delle spade è ancora viva, garantendo che ogni nihontō sia non solo un pezzo di storia, ma una finestra sullo spirito indomabile del Giappone. L’ammirazione globale per queste spade perdura, riconoscendone il valore non solo per la loro bellezza artistica ed economica, ma anche per le proprietà che le resero così temibili ed efficaci sul campo di battaglia, e per l’eredità culturale che rappresentano.

Se questo affascinante viaggio nel mondo delle spade giapponesi ha suscitato il tuo interesse, ti invitiamo a esplorare la nostra collezione.

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